"Spesso si scrive male; talvolta si scrive troppo; non sempre si scrive abbastanza."

Si scrive Troppo
Cap. Secondo Abate Dinouart
L’arte di tacere Parigi 1771
Da Pag. 62


Ci sono uomini che scrivono tanto per scrivere, proprio come quelli che parlano per parlare; nei libri degli uni come nei discorsi degli altri non c’è nessuna genialità, nessun proposito: si leggono, non si capiscono e non si impara niente.

La strana malattia di cui siamo da tempo affetti, che ci spinge a scrivere o a leggere ciò che si scrive, continua ad aggravarsi. I libri sembrano colmare un bisogno dell’anima; occorrono libri per ogni indole e per ogni grado di intelligenza; essi, dunque, non devono essere meno vari in sostanza e qualità, di quanto lo sono gli alimenti.
Da questo punto di vista, che sia buono, mediocre, fragile, insignificante, o altro, non esiste libro che non trovi lettore a cui destinarsi. Poiché è la testa che digerisce, è fondamentale scegliere i libri più adatti alle proprie necessità, mentre capita, talvolta, di leggere a caso per tutta la vita, senza aver saputo fare la giusta scelta. Ecco la ragione di tanti spiriti malaticci, di tante teste appesantite dalle troppe letture, inutili nel migliore dei casi. Ci si rammarica dell’incontinenza dello spirito, che diffonde prodigiosamente tra noi autori di ogni tempra, libri di ogni specie e lettori di ogni calibro. Mai infatti si era vista una fermentazione di cervelli paragonabile a quella degli ultimi venticinque-trent’anni. Ovunque brulicano “letterati”; questa stessa definizione è diventata così comune, persino banale, che oggi esserlo o non esserlo è quasi indifferente; tuttavia questa straordinaria fecondità ci insospettisce: temiamo che presagisca una inevitabile decadenza.
Gli stranieri ci osservano e profetizzano una rivoluzione letteraria: calcolano già le nostre perdite, desiderosi di mostrarcele. Una volta in Francia sapevano leggere soltanto i monaci; verrà il giorno in cui non ci saranno che letterati. Soffermiamoci su questo argomento che ci offre gli spunti più suggestivi. C’era una volta in Palestina una città che si chiamava Città delle lettere o dei Libri, Cariat Sefèr. Proviamo ad immaginare un’intera nazione (se ci sembra eccessivo facciamo a metà) in una delle più belle contade d’Europa, interamente consacrata alle lettere, immaginiamola abitata dal popolo-corpo e dal popolo-spirito; ora, sebbene lo spirito eserciti una forte attrazione, il corpo è comunemente assai più utile all’uomo per tutta una serie di usi, e quindi, in tali circostanze spetterà alla natura ristabilire la parità  tra i due popoli: la densità e la durata del popolo-corpo non destano alcuna preoccupazione; ma come potrà mai il popolo-spirito diventare altrettanto numeroso? Ci riuscirà grazie alla progressione naturale, stabilita nell’ordine delle cose. Per poco che possa diffondersi la tendenza all’istruzione, o anche se continuasse a crescere in proporzione alla frenesia di scrivere, tutti, quasi senza accorgercene, ci trasformeremmo in letterati, poiché ci elettrizzeremmo reciprocamente. Niente è più sottile e rapidamente contagioso dei libri. I poeti, soprattutto, specie feconda che da noi cresce nelle brughiere più aride, ben presto pulluleranno in ogni punto di questa regione, da le Conquet fino a Saint-Jean-Pied-de-Porc, e per ogni grado della nostra latitudine.
Se tutti scrivono e diventano autori, che ce ne faremo di tutto questo ingegno e di tutti i libri dai quali saremo esasperati, inondati, sommersi senza risparmio? In una parola,  quando tutto sarà detto, a cosa lo spirito umano potrà dedicarsi? Quando tutto sarà stato pensato, e tutto sarà già stato detto, si ricomincerà, come si fa da tempo immemorabile, a pensare ancora e a dire le stesse cose; a quel punto non saremo più, come alla fine del ciclo, sovraccarichi di letterati e di una moltitudine di libri che hanno vissuto per un istante, che nascono e muoiono, che risorgono e spariscono nuovamente. Il mondo morale e quello fisico subiscono le stesse vicende. Pensate allo sfoggio, all’ostentazione di ricchezze che la terra esibisce a primavera. Quale lusso! Quale profusione di foglie e di fiori! Ma in pochi giorni, quegli alberi così belli, così frondosi sono spogliati. Poi l’inverno completa la distruzione, cancellando ogni ricordo di verde dai giardini, dai boschi dalle campagne.
Impercettibile si consuma allo stesso modo, fino ad essere un giorno completamente consumata, la straordinaria quantità di libri la cui nascita è annunciata dai giornali, e un giorno non ne resterà più traccia.

Apprenez, petits ouvrages,
A mourir sans murmurer.
« Imparate piccole opere, a morire senza mormorii »

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