Alda Merini


La pazza: "Io sono una sedia, una sedia su cui non si siede mai nessuno. Non so se ci sono delle piastrelle o del linoleum o della vernice fresca. Chi mi ha verniciato le mani? Un secondino, immagino, ma ieri è venuta una visita. Una parola, pa-ro-la, la parola, parola, mi bacia le labbra, pronuncio la parola."

L'AMORE

'E un petalo la tua memoria
che si adagia sul cuore
e lo sconvolge.
Addio, come ogni sera,
oltre le fratture c'è un cadavere
eretto di discorso,
sembra un frammento di un eutanasia
ma tu mi uccidi come sempre, amore,
e riapri i miei eterni giacimenti.
I sepolcri del Foscolo, gli addii
di certe mani che non sono sepolte
ed emergono futili dal nulla
a chiedere giustizia di parole.

Il SEQUESTRO

Manicomio è parola assai più grande
delle oscure voragini del sogno,
eppur veniva qualche volta al tempo
filamento di azzurro o una canzone
lontana di usignolo o si schiudeva
la tua bocca mordendo nell'azzurro
la menzogna feroce della vita.

LA FAMIGLIA

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.

IL DOLORE

Baratro oscuro, deflagrazione,
scintilla che muove il passato,
caviglie che si rompono
nel correrti dietro, dolore,
tu sei la lepre viva
che le mie mani conoscono
fin dall'infanzia.

LA POLVERE CHE FA VOLARE
Conversazione con Alda Merini

Avevo quindici anni quando tornai a casa con la prima recensione a una mia poesia.
Non stavo nella pelle per l'emozione.
La portai subito a mio padre, la persona che mi era più cara, gridando: "Guarda, papà, che cosa scrive Spagnoletti di me" Lui, senza fiatare, me la strappò dalle mani e la fece in mille pezzi.
Poi mi fissò negli occhi:"Ascoltami, cara, la poesia non dà pane", mi disse serio.
Era un uomo di buon senso.


Alda Merini "La pazza della porta accanto"
Bompiani

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